Gazzetta di Reggio: Il diario dal Transatlantico giorno 2

La rubrica quotidiana per l’elezione del Presidente della Repubblica

Alla fine di questa giornata, chi avrà ottenuto più voti è solo la bianca. Sì, la scheda bianca, ormai data come indicazione da parte di tutte le forze politiche. A noi dem la decisione di lasciare bianca la scheda è stata annunciata con un messaggio WhatsApp questa mattina alle ore 11:42; riprendendo, di fatto, l’orientamento suggerito durante la discussione dell’incontro del Gruppo PD di domenica sera.

Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo alle prime ore della giornata, quando la Città Eterna è baciata da un cielo terso e da uno splendido sole, che potrebbe essere di buon auspicio per l’avvio della giornata politica. La lettura dei quotidiani ci consegna un quadro molto variegato, con un elemento chiaro che si ritrova nei diversi editoriali: se la maggioranza che voterà il Presidente della Repubblica sarà diversa da quella attuale di Governo, di fatto si aprirà, già il giorno successivo, una crisi politica.

Percorro i pochi passi che separano Montecitorio dalla mia stanza nel B&B, in compagnia del mio presidente Stefano Bonaccini a favore del quale, nei primi minuti, mi trasformo un po’ da Cicerone esperto all’interno del Palazzo.

Sono tre gli ingressi oggi consentiti per accedere alla Camera di deputati, adeguatamente presidiati da una folla, mai vista prima, di giornalisti e fotografi. Per i parlamentari in carica vi è il semplice controllo del Green Pass, mentre per i delegati regionali l’accredito avviene attraverso il centro servizi della Camera, dove sarà loro consegnato un badge per accedere, e un altro da ricaricare per le eventuali consumazioni all’interno degli spazi adibiti alla ristorazione.

Alle 11 il Transatlantico è ancora deserto, e si notano chiaramente alcune modifiche: le indicazioni per gli ospiti dei delegati regionali, la password per il Wi-Fi Guest. Le ore trascorrono nella più assoluta tranquillità, qualche piccolo capannello e qualche scambio di battute, alcune valutazioni sulla fase attuale e timide previsioni; ma si capisce chiaramente come ancora nessuno abbia ben chiaro quello che potrà succedere a partire dalla quarta e dalla quinta chiama in poi, il momento nel quale, secondo più attenti protagonisti della politica italiana, potrebbe essere eletto il Presidente della Repubblica.

Il transatlantico e il cortile adiacente iniziano riempirsi pochi minuti prima delle 15, mentre avvengono i primi incontri bilaterali tra i leader di centrodestra e quelli di centrosinistra. I primi a partecipare alla chiama sono i senatori, seguiti dai deputati e infine dai delegati regionali. I gruppetti si fanno più numerosi, e tra questi quello che si nota maggiormente, perché brilla di luce propria, è il codazzo che si forma intorno alla senatrice a vita Liliana Segre: una donna che nella sua espressione ispira immediatamente la voglia di abbracciarla e ringraziarla. Il tempo è scandito dai nomi in ordine alfabetico, letti rigorosamente dai segretari d’Aula fino alle 18.34 quando tocca al sottoscritto, Andrea Rossi: avrei voluto che ci fosse scritto anche da Casalgrande.

Sono entrato nell’urna e ho votato scheda bianca. Diversi, in queste ore, hanno visto nella scheda bianca un segnale di debolezza e di resa, e il non avanzare delle candidature come una complessiva assenza di proposta; invece, per quanto mi riguarda, la scheda bianca dimostra un grande senso di responsabilità e di volontà di dialogo, ai fini di costruire una convergenza ampia su una figura di alto profilo.

Non sfugge a nessuno come l’indicazione arrivata dal centro destra sul nome di Silvio Berlusconi sia profondamente sbagliata, nella distanza ma nel metodo prima di tutto: e sarà così con qualsiasi altra figura e personalità sulla quale l’una o l’altra forza vogliano mettere il proprio cappello. L’essere un Parlamento che è, non va dimenticato, soprattutto una somma di minoranze, necessita per forza di cose la costruzione di un paziente dialogo tra schieramenti e forze politiche. Una mediazione complessiva va ricercata, a garanzia di tutti, dove non vi sia alcuno che possa sentirsi vincitore il giorno dopo, ma all’interno della quale tutti si possano sentire perfettamente e ampiamente rappresentati.

Al contrario, se ci si vuole intestare un qualsiasi nominativo, il rischio è quello di bruciare una figura dopo l’altra. L’approccio che ci ha guidato fin qui, è dunque quello del rispetto degli altri, nell’operare con serietà e prudenza, così come è nel nostro DNA costitutivo e all’insegna del solo interesse del Paese.

Lo scrutinio conferma le previsioni: la prima giornata di voto si chiude, anche se per alcuni proseguirà anche durante le ore notturne alla ricerca di un accordo politico di ampio consenso.

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