Un augurio di Buone Feste a tutti

Newsletter del 21 dicembre 2023

In questi ultimi giorni che ci separano dal Natale, vorrei augurare a tutti voi e ai vostri cari Buone Feste. Vorrei condividere con voi un passaggio del discorso di auguri del Presidente Mattarella: “mai come in questo tornante della storia dell’umanità, il confine tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia, tra vero e falso, dipende dalle nostre scelte. Dalla nostra capacità di leggere il cambiamento in atto per orientarlo.” con la speranza che nel nuovo anno sia guidato dai principi di libertà, pace e democrazia su cui si fondano le nostre comunità. 

Legge di bilancio in Aula.
Il Governo prevarica il Parlamento, di nuovo.


L’anno scorso hanno usato la scusa del cambio di Governo ma hanno assicurato che la cosa non si sarebbe ripetuta. Quest’anno invece si sono nuovamente rifiutati di lasciare, come prevede la legge, ampio margine alle Camere per studiare il Bilancio. Non paghi del ritardo, frutto di litigi interni su come usare a fini elettorali le poche risorse a disposizione, hanno blindato la manovra anche rispetto ai loro parlamentari, hanno impedito la presentazione di emendamenti da parte della stessa maggioranza. Per non parlare della sufficienza con cui hanno trattato l’opposizione. Si parla poi di un decreto-legge che a inizio gennaio metterà nuovamente in discussione gli assetti della legge di bilancio. Insomma, umiliato e riumiliato il Parlamento, e i numeri dei decreti e delle fiducie poste lo testimoniano. 

Si poteva fare di meglio? Sono convinto di sì.


Dietro lo slogan dell’aver aumentato la dotazione del fondo sanitario nazionale è necessario leggere una riduzione sostanziale delle risorse, operata dalla seria inflazione e dall’incremento dei costi energetici e prima ancora per la gestione della pandemia, che sta affliggendo il Paese. Non dare priorità alla salute dei cittadini è una scelta politica ben precisa. È una di quelle scelte di campo che dice agli osservatori dove il Paese si sta dirigendo. E non penso che ci siano molti dubbi, il depotenziamento del servizio sanitario nazionale non può che portare verso una privatizzazione della sanità. Modello tanto caro alla destra, temo non altrettanto caro ai cittadini. 

Non è un caso che il comparto sanitario abbia scioperato due volte nell’ultimo mese. Il pericolo, per fortuna rientrato all’ultimo, era che i tagli riguardassero anche il trattamento pensionistico di coloro i quali si impegnano tutti i giorni nei nostri ospedali per salvare vite, i medici a cui tanto dobbiamo e che tanto, e giustamente aggiungo, abbiamo osannato quali eroi del Covid. Il Governo ha provato a dire “grazie, ma ora non ci servite”, un comportamento scandaloso, rientrato grazie alla salda presa di posizione delle associazioni di categoria e al lavoro delle opposizioni. Ma se quel problema è stato risolto, tanti altri rimangono, il tema politico rimane, perché, a quanto pare, il precariato, il sotto-finanziamento, le scarse prospettive di crescita e stabilità, la fuga all’estero del personale, la violenza, i turni di lavoro massacranti e tutte le altre criticità che i sindacati hanno evidenziato per il Governo non sono un problema, e sono quei temi che dovremmo discutere anche per capire le ricadute sul nostro territorio. 

Le risorse così liberate saranno indirizzate verso una riduzione del cuneo fiscale. Scelta in continuità anche con i precedenti governi, soffrendo noi di una delle pressioni fiscali più alte d’Europa. Però non possiamo ignorare il fatto che questa riduzione sarà effettuata parzialmente grazie al taglio dei servizi e parzialmente in deficit. Tant’è che il taglio del cuneo è previsto solo per il 2024 e non per il 2025. Un taglio del cuneo non certo strutturale, inidoneo a garantire maggiori consumi ed investimenti. Un taglio del cuneo che guarda caso riguarda solo l’anno in cui si vota per le europee. E il taglio del cuneo dovrebbe essere una di quelle iniziative che intervengono su un tema fondamentale come quello dell’aumento dei salari e di conseguenza del potere di acquisto delle famiglie. 

Grande assente di questa manovra è il salario minimo. Quale occasione migliore della legge di bilancio per affrontare un provvedimento in materia economica? Eppure il Governo ha deciso, per l’ennesima volta, di ignorare il tema. Mi chiedo come sia possibile ignorare la condizione salariale di milioni di italiani che si trovano poco al di sopra della soglia di povertà. Vien da sé che il Governo, con questa scelta, si prende le sue responsabilità politiche davanti al Paese. Mai, negli anni a venire, potranno rivendicare la lotta alla povertà, senza perdere la faccia, dopo aver affossato questa proposta comune delle opposizioni. 

Va però detto che le risorse ci sono eccome quando servono per accontentare amici o colleghi di partito. Come definire, se non mancette, le risorse stanziate a favore dei vertici di Governo per l’integrazione degli staff ministeriali? Oppure le risorse le risorse per la “Fondazione Gazzetta Amministrativa”, o ancora alla “Fondazione di ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile”? Insomma, le risorse non ci sono e bisogna fare dei tagli, ma solo quando non toccano interessi o favori, lì non mancano di certo. Se poi i servizi peggiorano, se i cittadini devono affidarsi, pagando, al privato, se lo stato sociale viene lentamente e sistematicamente smantellato, se la Repubblica abdica al suo ruolo, se il Paese non cresce ma crescono le disuguaglianze, non è comunque un problema. 

Bontà loro, hanno concesso alle opposizioni la bellezza di 40 milioni di euro, che in modo condiviso si è deciso di destinare alle politiche che queste ritenessero prioritarie. Abbiamo deciso di destinare queste importanti, ma pur insufficienti, risorse alla difesa delle donne, investendo su misure di prevenzione, formazione e sostegno alle vittime di violenza. Siamo fieri di aver potuto finanziare un tema talmente delicato, specialmente oggigiorno che, sempre con maggior frequenza, avvengono luttuosi fatti di cronaca nera. Fatti che non possono essere ignorati perché non isolati, perché sintomatici di un problema profondamente radicato nella nostra società. Fatti che richiedono un’attenzione particolare, un faro costantemente acceso, oltre che a una riflessione culturale come più volte detto. 

Vorrei concludere con una riflessione. Questa ricerca costante del nemico, unico modo per tenere insieme forze centrifughe in seno alla maggioranza, unico modo per legittimarsi, unico modo per ergersi a strenuo difensore del Paese, non fa onore al Governo, ma ancora di più non onore all’Italia. Un Governo che deve ricorrere a crociate contro i migranti, contro le minoranze, contro l’ambiente, contro l’Europa, contro la magistratura, e chi più ne ha più ne metta, è un Governo che vive un eterno presente, se addirittura pensiamo che la crociata di questi giorni è contro alcuni influenzar. Una maggioranza senza visione, senza prospettive per il futuro, focalizzata sull’identificare di volta in volta un diverso nemico per distrarre gli italiani e nascondere la propria incapacità e le proprie contraddizioni. Contraddizioni che giorno dopo giorno emergono sempre più vistosamente.


Se avete domande o suggerimenti scrivetemi a info@andrearossipd.it

Un caro saluto

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