Speciale Quirinale, l’elezione di Mattarella Bis

La newsletter della settimana

La necessità di un Presidente autorevole come garanzia di stabilità per il nostro Paese, nell’interesse del bene comune. In queste ultime ore non sono riuscito a rispondere ai diversi commenti che sono arrivati, attraverso questa newsletter e in questo post di Facebook cercherò di offrire un mio punto di vista complessivo rispetto alle valutazioni e ai quesiti che mi sono stati posti.  

Una settimana per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica

Nella storia della Repubblica, durante le 13 votazioni precedenti, la media degli scrutini è stata di 9, Cossiga e Ciampi eletti alla prima votazione, Pertini e Scalfaro eletti alla 16esima, Saragat alla 21esima e Leone alla 23esima. Napolitano, invece, il precedente Presidente rieletto, è stato confermato al sesto scrutinio con 738 voti. Nella relazione all’Assemblea Costituente il reggiano Meuccio Ruini usò questa espressione per il ruolo del Capo dello Stato: “il grande consigliere, il magistrato di persuasione e influenza, il coordinatore di attività, il capo spirituale più ancora che temporale della Repubblica. Egli rappresenta e impersona l’unità e la continuità nazionale, la forza permanente dello Stato al di sopra delle mutevoli maggioranze. Non un cerimoniere”.

Inevitabile che vi sia una certa maturazione nella scelta di una figura adatta per ricoprire tale ruolo, imponendo un processo di scelta e di valutazione non frutto di sensazionalismo. Ci sono i tempi delle pressioni mediatiche, della comunicazione real time, come le lunghe dirette televisive e i social e i live blog. C’è il tempo, che ritengo l’arte della mediazione in assenza di maggioranze definite, per individuare una figura super partes, di tutti. Eleggere un Presidente della Repubblica necessita di processi politici che devono maturare, si sceglie, per 7 anni, il garante della Costituzione, che svolge funzioni di sorveglianza e di coordinamento, ha il comando delle Forze armate, colui che il Consiglio superiore della magistratura e non solo, come recitano gli articoli, dall’83 al 91, della nostra Costituzione. 

La scelta eleggere il Mattarella bis

È una scelta di necessità che rivendico, una scelta compiuta dal Parlamento per il Paese. La rielezione di Sergio Mattarella e la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi sono di garanzia e stabilità per il nostro Paese, soprattutto in questo momento di grande incertezza causata dalla situazione economica, sociale e dalla pandemia. Inoltre, sono due figure che hanno una forte credibilità e riconoscimento internazionale. 

Il Partito Democratico non ha proposto candidati

Nel caso dell’elezione del PdR il consenso non si costruisce nelle piazze virtuali o con gli editoriali, è frutto di consultazioni e valutazioni tra le forze politiche parlamentari. Il PD, questo spero sia chiaro a tutti, ha sempre ritenuto Draghi e Mattarella insieme a Casini, Severino, Cartabia, Amato, figure autorevoli. Ma abbiamo sempre detto: il metodo prima del nome, perché abbiamo scelto di non partecipare alla girandola di nomi che, come spesso accade, finiscono nel tritacarne mediatico, per essere puntualmente bruciati. Lo abbiamo fatto proprio per rispetto a figure con profili di qualità come quello della Belloni, che per la delicatezza dei ruoli occupati non meritavano di essere sottoposti, in assenza di ampio accordo, a eventuali bocciature. 

Senza figure come Draghi e Mattarella eravamo abbastanza consapevoli che sarebbe stato più difficile evitare la caduta del Governo. Tenuta del Governo per noi prioritaria, non per un semplice mantenimento status quo, ma perché riteniamo che non sia oggi possibile immaginare un nuovo periodo di instabilità, anche rispetto alle sfide che dovremo affrontare nell’immediato, come l’attuazione del Pnrr, la crisi pandemica, le urgenze energetiche e le questioni internazionali come i venti di guerra ai confini dell’Europa dell’est.

Non vi potevate mettere d’accordo prima

Non bisogna dimenticare che il Parlamento è frutto di un voto popolare del 2018 che aveva determinato, a suo tempo, una maggioranza non europeista, ma bensì una maggioranza sovranista con tratti populisti. Una legislatura che ha visto 3 Governi, sostenuti da 3 maggioranze diverse. Quindi, è chiaro come il Parlamento sia da una somma di minoranze. Non si trattava di porre veti, era necessaria una concertazione e una mediazione fin dall’inizio, per trovare il giusto candidato che potesse ricoprire la carica più alta dello Stato. 

Perché per molte votazioni abbiamo deciso di lasciare scheda bianca?

Per la ragioni precedenti di un Parlamento somma di minoranze, dove nessuno aveva un diritto di prelazione, nonostante lo storytelling imposto da Salvini nelle settimane precedenti. Il centrodestra ha continuato per giorni con l’idea di avere la priorità sulla scelta del PdR, ad esempio portando avanti la candidatura di Berlusconi fino al weekend antecedente alla convocazione, fino a che non si è scontrato con la durezza dei numeri, al netto degli eventuali franchi tiratori. Si è dovuti arrivare alla quinta votazione e bocciare Casellati, la seconda carica dello Stato, affinché il centrodestra si accorgesse di non avere la maggioranza dei grandi elettori. 

Una sconfitta per la politica

Non vedo le ragioni per affermare ciò. Il Parlamento massimo organismo di rappresentanza della sovranità popolare, è stato il protagonista principale dell’elezione di Mattarella con una crescita dei voti proprio per Mattarella, senza iniziali indicazioni delle segreterie politiche, quella saggezza è stata determinante all’elezione finale. 

La politica si deve rigenerare?

Le caratteristiche che si sono evidenziate con questa legislatura è che è necessaria una riforma che valorizzi il senso di responsabilità della classe dirigente del nostro Paese. La politica deve ritrovare il suo ruolo di guida della vita pubblica e rinnovare, attraverso i partiti, la fiducia degli elettori e degli iscritti. La crisi di fiducia delle istituzioni, che abbiamo attraversato in questi ultimi anni è sfociata in antipolitica e in movimenti populisti e sovranisti che hanno affidato spesso alla demagogia il proprio modo di vivere la politica, è giunto il momento di ritrovare un giusto equilibrio che rinnovi la fiducia nelle istituzioni. Giusto pensare a una legge sui partiti in attuazione dell’art.49 della Costituzione, una modifica ai regolamenti parlamentari a partire dal trasformismo e anche una nuova legge elettorale.

Nessuno ha vinto, nessuno ha perso?

Si è cercato di fare un servizio al Paese. Il Partito Democratico, anche nelle settimane antecedenti all’apertura del seggio di Montecitorio ha cercato di mantenere con chiarezza una linea da mantenere. La mitezza del segretario Enrico Letta e la compattezza del gruppo, hanno determinato le condizioni per arrivare a un risultato del quale il PD non può che essere soddisfatto, rieleggendo il PdR oltretutto con i voti di chi nel 2015 aveva avversato la prima elezione di Mattarella.

Vorrei Ringraziare la Gazzetta di Reggio per l’opportunità che mi ha concesso di poter portare una testimonianza diretta, sia politica che di colore, di quello che è stato il momento più importante della legislatura. Se volete rileggere le varie puntate del diario dal Transatlantico la rubrica quotidiana per l’elezione del Presidente della Repubblica, vi lascio i link al mio sito:

Lunedì 24 gennaio

Martedì 25 gennaio

Mercoledì 26 gennaio

Giovedì 27 gennaio

Venerdì 28 gennaio

Sabato 29 gennaio

Domenica 30 gennaio

Scrivetemi a info@andrearossipd.it

Un saluto,

Andrea

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