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In questi ultimi mesi, e dobbiamo sottolineare non solo a Reggio Emilia, sta aumentando il senso di allarme rispetto al fenomeno della devianza giovanile, che in gergo si traduce in appartenenza alle baby gang. Si tratta di soggetti che contribuiscono a creare un senso di allarme nella popolazione, anche alla luce di recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto, anche nella città capoluogo -e non è il primo caso- i tifosi della Reggiana che stavano tranquillamente rincasando dopo la partita interna con la Carrarese.
Non entro nel merito di un tema che meriterebbe certamente una riflessione molto approfondita rispetto al disagio giovanile, la crisi dei principali luoghi educativi quali scuola e famiglia, e comunque a un disagio crescente che registriamo nelle nuove generazioni, già da prima della pandemia.
Tuttavia, voglio sottolineare che chiaramente tutta la nostra società è chiamata una riflessione complessiva, volta ad arginare dei fenomeni di violenza, microcriminalità, atti comunque criminosi, che ledono la tranquillità dei cittadini, ma che soprattutto sono la spia di un allarme sociale più grande.
Penso davvero che la politica, insieme alle istituzioni, debba farsi carico del ragionamento che si trova alla base di queste evidenze e di questi fenomeni; e credo inoltre che Reggio Emilia, con la sua tradizione educativa, sociale e di valori, abbia il dovere di offrire una soluzione diversa, vincente a tali problematiche che certamente non affliggono solo la nostra città e la nostra provincia, ma riguardano moltissime realtà soprattutto nel centro nord.
Non sfugge a nessuno di noi che l’intemperanza giovanile ha da sempre attraversato, in modi e forme diverse, la nostra società, e che oggi tutto viene fortemente amplificato da un uso dei social dilagante. Ma questo non giustifica un dato crescente e allarmante che si sta verificando in modo evidente da parte delle nostre comunità. Questa non vuole essere una semplice denuncia pubblica.
L’aumento del presidio delle forze dell’ordine, l’occupazione e la riqualificazione dello spazio pubblico, l’investimento sulle forme associative di base, il ruolo e la dignità delle figure educative, sono azioni composite per risolvere un tema complesso, ma da sole non possono essere usate come facili ricette.
Il mio vuole essere un semplice appello a unire le forze. E per questo che mi auguro che gli ultimi recenti episodi, possano in qualche modo farci intraprendere una via di risoluzione di questi problemi, attraverso lo sforzo congiunto con le forze dell’ordine, ma anche soprattutto con tutti quei soggetti che operano sul territorio e si rivolgono alle nuove generazioni, che siano le scuole, le famiglie, gli operatori sociali e di strada, le associazioni sportive.
Non possiamo lasciare che tanti giovani si perdano nella strada della criminalità o del bullismo o del comportamento illegale. Non potremmo mai perdonarcelo. E a questo punto occorre affrontare la tematica sotto diversi piani, sociale e culturale e naturalmente repressivo.
(intervento pubblicato il 1° marzo sulla Gazzetta di Reggio)
Si moltiplicano in modo sorprendente gli appelli per una grande manifestazione a favore dell’Europa, da Serra su Repubblica a varie adesioni che si stanno raccogliendo negli ultimi giorni.
Non nascondo una certa preoccupazione, prima ancora che indignazione dopo l’incontro della scorsa settimana alla Casa Bianca tra il presidente Trump e il presidente ucraino Zelensky.