Serve un patto di legislatura per superare la crisi

Newsletter del 22 gennaio 2021

L’appuntamento con la newsletter è all’indomani di una settimana parlamentare che è stata ricca, intensa, piena di incertezze e di colpi di scena; e certamente possiamo dire che non si è conclusa, poiché siamo ancora intenti a seguire gli esiti di questa crisi di governo.

Prima di addentrarmi nel dettaglio della crisi, sulla quale naturalmente ci tengo a darvi la mia opinione, vorrei aprire questo quest’oggi con l’anniversario dei 100 anni della nascita del Partito Comunista Italiano, che ha segnato, pure con i suoi limiti ed errori, ma contribuendo a tante conquiste di diritti sociali e civili e con il suo fondamentale ruolo nella sconfitta del nazifascismo, la storia dell’Italia repubblicana.

Una ricorrenza che mi riguarda da vicino, e riguarda in particolare la mia storia di figlio e di nipote, perché se la mia età anagrafica non mi ha concesso di essere parte di quella vita politica, l’ho vissuta da bambino grazie ai miei familiari. Sono, appunto, dei ricordi di vita vissuta, a volte nitidi e a volte un po’ sfocati che si rincorrono e rimarranno parte del mio bagaglio di esperienze. Ho bene in mente soprattutto le tante feste de l’Unità che rappresentavano un momento di partecipazione, ritrovo e comunità; così come la presenza indimenticabile alle Feste nazionali, tra cui la prima, quella di Reggio Emilia, che divenne l’immagine simbolo della sentita partecipazione e della militanza di un partito di massa raccolto attorno alla figura di Enrico Berlinguer. Ricordo pure il travaglio per la morte di questa grande figura politica, vissuto davanti a una tv a colori, (non ancora presente a casa mia) del bar della cooperativa; io bambino che un’immagine o un fotogramma che mi mostrasse mio padre, appassionato militante, in quella marea umana che stava partecipando all’ultimo saluto del leader forse più amato dalla sinistra italiana. La scomparsa di Berlinguer aveva colpito non solo i militanti e gli elettori del partito comunista, ma tutto il Paese, che aveva riconosciuto in lui un elemento di valore della nostra Repubblica. Fu poi travagliato anche il passaggio successivo alla morte di Berlinguer, che vide subentrare il segretario Natta, il primo segretario che ancora oggi ricordo nitidamente alla festa nazionale di Firenze a metà degli anni Ottanta, nel suo comizio finale accompagnato come un rito in chiusura dall’accensione dell’Unità. Una volta ragazzo, infatti, ho accompagnato mio padre volontario nelle diverse feste d’Italia e di Scandiano. Quindi è una storia che ha segnato profondamente la mia comunità e la mia famiglia: non dimenticherò mai il travaglio personale di tante persone care nel passaggio dal partito comunista al Partito democratico della Sinistra nel 1991, a cui purtroppo mio nonno, che in quei giorni appunto ci lasciava, non riuscì ad assistere appieno. Se penso alla storia di tante famiglie della nostra terra, si tratta di una vicenda, e lo dico con orgoglio, di chi ha sempre saputo da che parte stare. Io stesso, proveniente da un famiglia di sinistra, ho dato il primo voto a metà degli anni Novanta, scegliendo da subito il Partito democratico di sinistra, che oggi è parte fondante del Partito Democratico; e mi sono sempre riconosciuto in un sistema ideale e valoriale che avesse al centro la giustizia sociale, l’apertura al mondo senza chiusure e razzismi, l’uguaglianza e il sostegno alle fasce sociali più deboli, così come lo sviluppo di un sistema di benessere e opportunità diffuse che credo sia particolarmente visibile nella nostra Regione, l’Emilia-Romagna, il famoso buon governo. A questo link potete leggere la mia riflessione completa sui cento anni del PCI in Italia.

2. Rispetto alla settimana parlamentare, tutti voi, credo, avrete seguito il dibattito parlamentare e l’importante (quanto inopportuna) fuoriuscita dei rappresentanti di Italia Viva dalla compagine di governo, nonché la profonda messa in discussione che vi è stata, da parte del suo leader Renzi, su diverse scelte operate del governo Conte bis. Se posso dire di non essere d’accordo per quello che riguarda i tempi e i modi di una crisi innescata nel pieno della pandemia, incomprensibile a gran parte della nostra comunità, quando cioè il Paese è interamente prostrato è impegnato a sconfiggere un’emergenza sanitaria che pare non avere fine, senz’altro è responsabile, credo, ammettere come sia urgente e necessario costruire la possibilità di una progettualità politica di più ampio respiro; il tutto, per andare oltre a una crisi sanitaria di stampo europeo e mondiale e che sta prostrando intere popolazioni. Un patto di legislatura, che non può trovare fondamento in pochi e risicati sostegni di alcuni singoli parlamentari, ma rimetta in gioca l’attuale alleanza di governo aperta a una possibile nuova componente liberale cattolica di centro sul modello della coalizione Ursula che guida l’Unione Europea.

3. L’Aula non è stata solo il luogo di verifica della credibilità politica e dei numeri, per capire se questo governo può andare avanti, ma è stato anche il luogo per definire alcune azioni necessarie volte a fronteggiare la crisi. Uno di essi è stato il voto dello scostamento di bilancio, per il valore di 32 milioni di euro, che consentirà così di attuare la prossima tranche del decreto Ristori 5 e offrendo un aiuto sensibile a imprese, cittadini, famiglie colpiti da questo particolare momento di difficoltà economica.
È questo, a mio modo di vedere, quello di cui c’è bisogno: l’unità e la forza di attuare delle misure eque e a beneficio di tutti. In questo momento, la politica serve a ciò, fare sì che nel Paese tutti possano sentirsi sostenuti e accompagnati. Perciò una crisi in questo momento è quanto di peggiore potesse accadere.

4. Non si può non chiudere questa newsletter, senza parlare del terribile e fatale gioco della ragazzina di 10 anni di Palermo che ha visto concludersi la sua giovane vita a causa di una sfida mortale sul social network Tik Tok. Ritengo che tra i tanti temi emersi in questi lunghi mesi di Covid, sia urgente una riflessione sui modelli educativi dei più piccoli e sull’uso delle tecnologie da parte di bambini e ragazzi. Se inoltre occorrerà fissare nuovi paletti, la politica è chiamata a svolgere il suo compito di indirizzo delle nuove generazioni.

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