Referendum costituzionale: un Sì ragionato e riformista

Resto del Carlino del 13 settembre 2020

Il mio sì ragionato e riformista, ben lontano da un sì populista, al referendum del 20.21 settembre.

Le ragioni del sostegno al Sì da parte del Partito Democratico non trovano fondamento nell’antipolitica e neanche nelle ragioni di un risparmio dei costi,  seppure, ne siamo consapevoli, la vittoria del Sì comporterà come ovvio dei minori costi per i due rami del Parlamento. 

Non può essere sicuramente questo il motivo del voto favorevole alla riduzione – sottolineo riduzione e non taglio – perché la rappresentanza politica come la democrazia è giusto che abbiano un costo, perché tale costo rende libera da condizionamenti economici e di potere ogni scelta che viene assunta, da ogni deputato e senatore, nella libertà dell’esercizio di parlamentare, senza vincolo di mandato. 

Il nostro è un sì coerente con ciò che sono stati – fin dal 1983 con la commissione Bozzi- i diversi tentativi di riforma che si sono susseguiti in questo Paese, contenenti sempre una riduzione del numero parlamentari. Tentativi di riforma costituzionale promossi da tutte le forze politiche in diverse legislature, e non da ultimo nel 2016 con la riforma Renzi ben più organica, e che interveniva anche di conseguenza sul numero degli eletti. 

Non mi sfugge la consapevolezza che questa sia – come riconosciuto da tutti – una modifica costituzionale puntuale e di dettaglio, dopo che abbiamo perso, purtroppo, in questo Paese l’opportunità di affrontare con riforme più organiche l’assetto istituzionale a partire dal superamento del bicameralismo. La vittoria del No quindi proprio per la modesta entità dell’intervento, significherebbe una incapacità di introdurre dei correttivi ai funzionamenti delle istituzioni democratiche: correttivi che hanno l’obiettivo di rendere più efficienti e snelli i processi parlamentari. 

È un sì coerente con le democrazie europee a noi più vicine, dove il tema della rappresentanza e quindi il rapporto cittadini/eletti a suffragio universale rimane comunque superiore anche dopo la riduzione:  in Italia un eletto ogni 100mila abitanti circa, mentre Francia e Germania vedono un rapporto di 1 a 116000 abitanti. 

Il Sì è coerente con il voto a favore espresso in ultima lettura dal 97% dei deputati da FdI al PD, e un si coerente con l’impegno assunto nel momento in cui il nostro partito, nelle condizioni politiche ben conosciute nel 2019 per arginare chi invocava pieni poteri, ha condiviso un accordo di governo con il M5S, che prevedeva insieme al sostegno della modifica costituzionale, anche un’intesa sulla modifica della legge elettorale, l’elettorato attivo per i 18enni al Senato e il superamento delle circoscrizioni regionali per l’elezione del Senato. Progetti di legge questi, che sono stati incardinati in queste settimane all’interno dei lavori delle commissioni parlamentari e dell’aula. 

Inoltre, è un Sì coerente con l’attenzione di una politica capace di raccogliere le istanze della comunità. Sottrarre argomenti all’antipolitica, e ristabilire un rapporto migliore tra politica nazionale e opinione pubblica, tutto il contrario di chi sostiene che questa sarebbe la vittoria del populismo.

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